Chi fu davvero Pietro Carrera (al di là dello sciocchezzaio caprino della storiografia paesana)?

Carrera, Pietro (Militello, 1573-Messina, 1647), storico e poeta. Nacque il 12 luglio da Mariano Carrera e di Antonina Saverino. Le prime nozioni di logica le ebbe dal giurista Girolamo Milana, poi fece gli studi ecclesiastici nel seminario di Siracusa, città dove poi ottenne gli ordini sacri. Dal settembre 1601 al dicembre 1604 fu una prima volta cappellano nella parrocchia di Santa Maria della Stella, ritornando a ricoprire lo stesso ufficio dal luglio 1612 al gennaio 1617. Nel 1604 era maestro-notaro della corte vicariale. Fu, inoltre, cappellano di donna Giovanna d’Austria, signora di Militello, come ci confermano i libri parrocchiali, dai quali apprendiamo che, il 29 maggio 1621, Carrera battezzò quattro servi turchi di donna Giovanna ed è ulteriormente ribadita da una notazione autobiografica dello stesso Carrera, inserita nel vol. I delle Memorie di Catania, in cui leggiamo: “…nell’anno 1621, trovandomi ai servigi di don Francesco Branciforti principe di Pietraperzia e di donna Giovanna Austriaca sua moglie, fui con loro in Augusta, ove dimorammo da febbraio insino a maggio”. In questi felici anni il Carrera, oltre a godere della compagnia dei nobili ingegni ch’erano a corte, potè avere accesso alla ricchissima biblioteca del principe Branciforti (circa 10.000 volumi). Ne furono frutto alcune composizioni in lingua italiana e latina e un poemetto, Zizza, dove l’imitazione del Tasso viene nobilitata da una scrittura di particolare nitore e da una stupefacente capacità di dar varietà di personaggi alle personifazioni dei luoghi (Scordea, Meliteio, Vanella, Zizza, Lembesi, ecc.), che l’artefatto stile dell’epoca amava tanto. Risale a questo periodo pure la composizione di una raccolta di esametri latini, Pessopedia, sul gioco degli scacchi, dalla quale successivamente trasse le regole per il suo libro più noto, il trattato su Il giuoco degli scacchi. Dopo la morte di don Francesco Branciforti, avvenuta il 23 febbraio 1622, Carrera si allontanò da Militello, per recarsi prima, nel 1623, a Messina e poi, nel 1624, al seguito del duca don Giacomo Bonanni, a Canicattini (da dove si sa che per pochi giorni tornò a Militello, dopo il terremoto del del 3 e del 6 ottobre di quell’anno). Quello fu pure l’anno in cui venne pubblicata a Messina l’opera Antica Siracusa illustrata, di cui il Bonanni veniva indicato come autore, ma che successivamente il Carrera rivendicò come sua (su questa paternità contestata, infatti, tra il 1640 ed il 1643, dopo la morte del duca, egli sostenne una violenta polemica con fra’ Mariano Perrello da Scicli). Nel novembre del 1625 troviamo il Carrera impegnato nelle sue ricerche erudite a Napoli, da dove passò a Roma, per ritornare in Sicilia prima dell’inoltrarsi dell’inverno. Tornò in queste due capitali nel 1636, sempre per motivi di studio. Nel frattempo, nel 1633, lasciato il servizio presso il Bonanni, dopo una permanenza di otto mesi a Palermo, si era trsferito a Catania, dove nel 1634 aveva cominciato a scrivere Notizie di Militello nel Val di Noto, opera interessante perché nella parte rimastaci contiene diverse notizie di carattere statistico-economico, superando la mera biografia dei principi, che spesso era il modo dell’epoca d’intendere la storia. Purtroppo, il lavoro restò incompleto, perché i signori di Militello, don Federico Colonna e donna Margherita Branciforti, non dettero alcun segno di incoraggiamento o di apprezzamento. Nel 1639 uscì il primo volume delle Memorie istoriche della città di Catania, dove rivendicò l’onore di essere patria di Sant’Agata alla città di Catania (c’era in atto, al riguardo, una lite tra questa e Palermo presso la Santa Sede). Così, tra minuziosaggini e polemiche erudite il Nostro passò a Catania ancora otto anni, prima di finire all’ospedale di Messina, dove il 18 settembre 1647, a settantaquattro anni, morì. Le sue opere più importanti furono: Relatione delle chiese e figure della Beata Vergine che sono in Militello…, s.d.; Chorographia militellana, carme di 282 vv., s.d.; Vita di quattro religiose…, s.d.; Epigrammi latini, 1610; Il guoco degli scacchi, 1617; trad. de I tre libri dell’epistole di Gio. Thomaso Moncata…, 1620 e ivi le Annotationi…, 1622; Esercitio quotidiano…, 1622; Zizza, idillio pastorale…, 1623; Dell’antica Siracusa illustrata…, 1624; Il Bonanni, dialogo…, 1625; trad. dell’Argenide diGiovanniBarclajo, s.d.; Bucoliasmus sive Ravanusa, 1634; Della notitia di Militello…, incompiuta; Risposta di Valentino Vespaio…, 1635; Il Mongibello, 1636; Delle memorie istoriche della città di Catania, tomo I 1639 e tomo II 1641; Discorso… sopra l’opera Antichità di Scicli… del Perello, 1641; Della famiglia Tedeschi…, 1642; Risposta…, sempre al Perello, 1643.

(Salvatore Paolo Garufi, da “Militello dalla A alla Z“, a cura di Nello Musumeci)

Don Pietro Carrera: scacchista, falsario e siciliano unico nel suo genere

25 GEN 2021

SICILIANI

Redazione

   

Scacchista, falsario e scrittore: chi era Don Pietro Carrera.

  • Sono tanti i motivi per cui Pietro Carrera è passato alla storia.
  • Fu sacerdote, scrittore e scacchista, conosciuto anche per una vivace attività di storico falsario.
  • Ecco come ha conquistato un posto tra i siciliani famosi del passato.

La storia della Sicilia e dei siciliani è ricca di personaggi decisamente singolari. Per parlare di Don Pietro Carrera, dobbiamo andare un bel po’ indietro nel tempo. Nacque nel 1573 ed è stato un sacerdote, uno scacchista e un sacerdote, conosciuto anche per l’attività di storico falsario. Insieme ad altri, infatti, mise in piedi una “accademia” di falsari che operò a Catania e Acireale (ve ne abbiamo parlato qui). Vi starete sicuramente chiedendo cosa ha reso Carrera famoso: prima di scoprirlo, approfondiamo un po’ la sua storia personale. D’altronde, bisogna sempre partire da principio, quando si vuole spiegare un fatto come si deve.

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La storia di Pietro Carrera

Don Pietro Carrera studiò nel seminario vescovile di Siracusa e, dopo essere stato ordinato sacerdote, gli venne assegnato un beneficio presso la chiesa di Santa Maria della Stella di Militello Val di Catania. Divenne anche cappellano di corte di Francesco Branciforte, marchese di Militello. Fu cappellano dal 1601 a tutto il 1604, poi dal 1612 al 1617. Nel 1597 fece un viaggio a Palermo e conobbe lo scacchista Paolo Boi, chiamato “il Siracusano”, e altri giocatori degli ambienti cittadini. Si fece molti amici e fece spesso ritorno a Palermo per frequentare gli ambienti scacchistici. Nel 1617 pubblicò la sua opera più famosa: “Il gioco degli scacchi”. Il suo trattato è diviso in 8 libri, in cui espone vari argomenti, come le origini degli scacchi, le aperture, il finale di partita e gli scacchi alla cieca.

Gli scacchi e la Difesa Siciliana

Non giocò spesso in partita, ma inventò una variante del gioco che utilizza una scacchiera di 8 x 10 caselle (scacchi di Carrera) in luogo della usuale 8 x 8, anticipando analoghe proposte di Bird e di Capablanca. Nel suo trattato Il gioco de gli scacchi vengono date alcune analisi dell’apertura 1. e4 c5. Lo scacchista inglese Jacob Sarratt, nei primi anni dell’Ottocento, denominò questa apertura difesa Siciliana in onore della terra natale di don Pietro Carrera.

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Nel 1622 lasciò Militello e, dopo aver soggiornato a Messina, si trasferì a Canicattì. Qui divenne segretario di don Giacomo Bonanno Colonna, duca di Montalbano. Nel 1632 lasciò Canicattì per Palermo, dove soggiornò per otto mesi, riprendendo a giocare a scacchi. Andrò poi a Catania, dove rimase per dieci anni. Nel 1639 uscì il primo volume del suo «capolavoro pseudostoriografico», Le memorie historiche della città di Catania, e dopo due anni il secondo volume, dedicato alla vita di Sant’Agata. Non vide invece mai la luce il terzo volume, dedicato alle famiglie illustri catanesi.

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